UNITÀ 8
L’empirismo inglese.
Locke, Berkeley e Hume
Il
CONTESTO delle IDEE
L’importanza dell’esperienza
nell’attività conoscitiva dell’uomo
L’empirismo (dal greco empeirìa
– esperienza) è una corrente di pensiero che si sviluppa in Inghilterra
dalla seconda metà del Seicento secondo cui la ragione è impotente senza il ricorso all’esperienza. Al
linguaggio difficile della tradizione filosofica viene sostituita una
comunicazione chiara e semplice, più consona al clima culturale della
rivoluzione scientifica.
La nuova immagine della ragione
Protagonista
di quest’epoca è Isaac Newton (1642-1727)
che, nel solco tracciato da Galilei e Copernico, delinea i principi della fisica classica.
Regole metodologiche di Newton (in sintesi):
- Prima
regola: delle cose naturali non devono essere
ammesse cause più numerose di quelle che sono vere e sufficienti a spiegare i
fenomeni
- Seconda
regola: finché è possibile, a effetti simili
devono essere assegnate le medesime cause naturali, evitando il ricorso al
soprannaturale
- Terza
regola: utilizzare il metodo analogico,
consistente nell’attribuire ai fenomeni dello stesso genere (anche a quelli che
non possiamo sottoporre al controllo sperimentale) le stesse cause, perché la
natura si comporta in ogni sua parte in modo uniforme
- Quarta
regola: hypotheses
non fingo = io non invento ipotesi.
Significa che nella filosofia sperimentale, le proposizioni ricavate per
induzione dai fenomeni devono, nonostante le ipotesi contrarie, essere
considerate vere, finché non intervengano altri fenomeni che ne dimostrino la
falsità.
La
nuova immagine della ragione rappresentata da Newton, oltre che
in Inghilterra ha grande successo all’estero, in particolare fra gli illuministi
francesi.
I protagonisti della nuova scena
filosofica
Non
sono filosofi di professione:
Locke – laurea in medicina
Berkeley – vescovo
Hume – laurea in giurisprudenza
Si
propongono di accertare i poteri e i
limiti dell’intelletto umano, finalizzati all’esistenza concreta
(scienza, politica, morale, educazione).
I
CONCETTI e le DOMANDE
- Locke e l’indagine critica delle facoltà conoscitive. Quali sono i limiti e i poteri dell’intelletto umano?
- Locke: la concezione dello stato e l’affermazione della tolleranza. Su che cosa si fonda il potere politico e quali sono le sue prerogative?
- Berkeley: l’immaterialismo. È possibile affermare che le cose esistono indipendentemente da chi le percepisce?
- Hume e gli esiti scettici dell’empirismo. Qual è la fonte di ogni sapere e che cosa possiamo conoscere con certezza?
1 – Locke e l’indagine
critica delle facoltà conoscitive
Ragione ed esperienza
John Locke (1632-1704) è il padre dell’empirismo moderno. Nel Saggio sull’intelletto umano si distacca dalla filosofia
razionalista (Cartesio) e riconduce la
ragione entro i confini dell’esperienza.
Locke si propone di esaminare l’origine, la certezza e l’estensione della conoscenza umana, allo
scopo di consentire all’uomo di ottenere
un livello di conoscenza sufficiente a guidare nel modo migliore le sue azioni.
La critica
dell’innatismo
Locke confuta
l’esistenza di idee innate (presenti in Platone, in Cartesio e nei
neoplatonici suoi contemporanei), p. es. il principio di non contraddizione
(-A non è non A-, principio fondamentale presente fin dalla nascita secondo gli
innatisti): secondo Locke i bambini e gli idioti non sanno che cosa
sia e dunque non è innato. Anche l’idea di Dio e le norme morali,
mostrano una grande variabilità (come testimoniano i resoconti dei
viaggiatori in paesi lontani), per il fatto che sono acquisite.
L’origine della
conoscenza
Secondo Locke, la
mente del neonato è come un foglio bianco e tutte le idee provengono
dall’esperienza.
Due tipologie di idee:
- Le idee di sensazione
- Le idee di riflessione
Idee di sensazione: dagli oggetti esterni, tramite i 5 sensi (p.es. il bianco, il verde, il
caldo, il freddo ecc.)
Idee di riflessione: dall’esperienza interna (operazioni di connessione della mente, stati
d’animo, passioni. Esempi: la percezione, il dubbio, l’amore, l’odio).
Sensazione e
riflessione sono le uniche fonti della nostra conoscenza, che si accrescono dalla nascita
all’età adulta (opera pedagogica di Locke Pensieri sull’educazione).
La classificazione
delle idee
- Idee semplici
che derivano da esperienze elementari della sensazione o della riflessione. Comprendono idee di qualità primarie, oggettive (estensione,
figura movimento…) e idee di qualità
secondarie, soggettive (colori, suoni, sapori…). Sono il punto di partenza del processo conoscitivo.
- Idee complesse: sono quelle che la mente elabora
connettendo le idee semplici immagazzinate nella memoria.
Esempio della torta: idea complessa che deriva dalla connessione di idee
semplici (forma, consistenza, colore, odore, sapore).
L’intelletto non può
creare nuove idee semplici, indipendenti dall’esperienza.
Il valore di verità
delle idee
Secondo Locke le idee
semplici sono vere perché derivano direttamente dall’esperienza. Per
quanto riguarda le idee complesse
invece, l’errore è possibile perché
la mente può comporle in modo errato (p.es. la fantasia dell’ippogrifo).
Propone inoltre tre tipologie di idee: idee
di modi, idee di sostanze, idee di relazioni.
Idee di modi
Sono idee complesse
che non possiedono un’esistenza autonoma, ma solo in riferimento a una sostanza.
P.es. idea di bellezza: composizione di colori e figure cha fa piacere a
chi la guarda; idea di furto: mutamento nel possesso di un oggetto senza il
consenso del proprietario.
Idee di sostanze
Sono idee complesse
che si riferiscono a entità particolari, considerate distinte e sussistenti per
sé stesse. P.es “uomo”, “cavallo” o collettive, “gregge”, “esercito”. Esse
si baserebbero su una “sostanza” o sostrato (=ciò che sta sotto) che ne
costituisce l’essenza, ma che per Locke è inconoscibile, poiché noi
siamo in grado di percepire solo idee semplici.
Idee di relazioni
Originano dal confronto
di un’idea con un’altra. P.es. idea di causa-effetto: calore – scioglimento
della cera; idea di identità: A=A.
Le due certezze dell’uomo
L’uomo non può conoscere la “sostanza” perché non cade sotto
la percezione sensibile e questo rappresenta un limite dell’intelletto umano.
Abbiamo però (sempre secondo Locke) due certezze non sensibili:
- La certezza del nostro io (intuitiva)
- L’esistenza di Dio: per via dimostrativa (dal
nulla non può derivare nulla e pertanto deve esistere un creatore di tutte le
cose)
Il tema della
probabilità
Gran parte della realtà esterna sfugge alla mente dell’uomo
ed è inconoscibile. Tuttavia abbiamo una conoscenza affidabile e sufficiente
per orientarci nel mondo.
Oltre alle certezze (percezioni sensibili + intuizione del
proprio io + dimostrazione di Dio), l’uomo deve fare
affidamento sulla probabilità, vagliandone la conformità con l’esperienza o con
la testimonianza di altri soggetti (v. l’uomo che cammina sul ghiaccio – Saggio sull’intelligenza umana libro IV, 15,
5 pp. 746-747).
Il convenzionalismo
linguistico
Con questo termine Locke intende che le parole sono associate per convenzione alle idee allo scopo di rappresentarle (Saggio sull’intelletto umano - libro III).
Fini del linguaggio e della comunicazione:
1. Rendere noti agli altri i propri pensieri o idee
2. Farlo nel modo più facile e rapido possibile
3. Comunicare in tal modo la conoscenza delle cose (chi parla deve conoscere gli
oggetti di cui parla)
Se non si rispettano queste regole la comunicazione fallisce.
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