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Visualizzazione dei post da marzo, 2021
  La FILOSOFIA nel CINEMA Matrix LA TRAMA Dopo una catastrofe che ha stravolto la civiltà umana le macchine prendono il sopravvento e utilizzano gli uomini come fonte di energia per la propria sopravvivenza. Matrix è un programma che hanno creato, una realtà virtuale in cui gli umani credono di vivere una vita reale. Solo un ristretto gruppo di ”ribelli” si è liberato da questa schiavitù e conosce la realtà. Tramite Morpheus, il loro capo, liberano Neo, il protagonista, un hacker destinato ad essere ”l’eletto”, colui che guiderà la lotta contro Matrix e il dominio delle macchine.   L’INTERPRETAZIONE FILOSOFICA Il vincolo della sensibilità Il film presenta delle analogie con il mito della caverna. Neo nella sua vita virtuale di hacker ha il dubbio di vivere un’illusione e questo lo spinge alla ricerca della verità. La liberazione di Neo dalla sua funzione inconsapevole di pila energetica e il bruciore agli occhi che prova in contatto con la realtà e la luce corrispondono a
  T 2 La caverna e il prigioniero liberato (dal libro VII della “Repubblica” delinea il processo di formazione del filosofo, futuro governante) Dalla “Repubblica” Come vivono i prigionieri nella caverna? Abbiamo già visto (pp. 180-182) come è strutturata la caverna, cosa accade al prigioniero che si libera e il significato del mito. Qui viene riportata la traduzione del testo originale e viene trattato più ampiamente il ritorno nella caverna: il prigioniero liberato, dopo che ha ammirato lo splendore del sole, esita a tornare nella caverna buia, dove farebbe fatica ad adattarsi di nuovo all’oscurità. I vecchi compagni lo deriderebbero perché non vede bene e lo minaccerebbero addirittura di morte nel momento in cui cercasse di rivelare loro la verità. Platone infine mette in guardia dallo schernire chi si mostra disorientato e turbato. Questo può avvenire per due motivi opposti: colui che viene deriso può essere privo di educazione e di risorse, ma può anche possedere una conoscen
  Il ruolo marginale dell’arte nel percorso educativo del filosofo Nella formazione dei giovani alla filosofia e alla politica Platone non prevede l’arte, se non la musica (le arti protette dalle Muse – musiké – hanno però un significato più ampio nella Grecia antica che in italiano, comprendendo, oltre alla musica, poesia, mimo, danza, ecc). In generale Platone dà un giudizio negativo sull’arte, come fonte di male e di errore.   L’arte come imitazione di imitazione Poiché la realtà sensibile è imitazione del mondo delle idee, l’ artista che dipinge p.es. un albero, imita un’imitazione , allontanandosi ulteriormente dalla conoscenza della verità. Solo i fanciulli e gli ingenui possono ritenere che l’artista attinga all’essenza dell’oggetto, mentre in realtà si limita a riprodurre le ombre delle cose. I giovani devono essere educati a contemplare la vera realtà dell’essere e a giungere alla conoscenza del bene attraverso la ragione filosofica.   L’arte come divina pazzia
  5 La cosmologia e il fondamento delle leggi Qual è l’origine dell’ordine presente nel mondo fisico e umano? Dal “ Timeo ” sull’origine del cosmo Dalle “ Leggi ” sull’ordine legislativo nella società   L’universo come “cosmo” In queste opere senili di Platone la separazione fra mondo ideale e naturale si attenua . Il “cosmo” (=ordine) o mondo fisico, dipende strettamente dal modello ideale.   Il racconto del Timeo   Racconto mitico sulla probabile formazione del mondo naturale. All’inizio c’è il caos, costituito da una materia informe priva di vita in continuo movimento ( chòra ). Interviene il demiurgo, “il divino artefice” divinità buona, intelligente, priva di invidia che porta l’ordine nel caos ispirandosi al modello migliore (il mondo delle idee). Non crea il mondo ma lo modella (come un vasaio modella i vasi partendo dall’argilla). Il caos viene trasformato in un armonioso organismo vivente, dotato di un’anima: il cosmo. Contrapposizione fra “nece
  4- La visione politica e il problema educativo   T1 – La delusione politica          nella Lettera VII   In questa celebre lettera Platone espone la sua esperienza politica, le sue delusioni e il suo progetto filosofico di rifondare le istituzioni. Dopo la settantennale guerra del Peloponneso vinta da Sparta, Atene nel 404 a.C. viene governata dai Trenta tiranni (oligarchia) a cui Platone pensa di partecipare, confidando in un buon governo. Si accorge ben presto che è un regime non equo (iniquo) che ha anche cercato di indurre Socrate a commettere ingiustizie e questo lo allontana dalla politica. Pensa nuovamente di prendere parte alla vita politica quando, cacciati i Trenta tiranni, si insedia un nuovo governo democratico che però è lo stesso che condannerà ingiustamente a morte Socrate, e questo lo allontana definitivamente dalla politica. In conclusione, Platone ritiene che la fine delle sciagure delle generazioni umane si possa avere solo se il potere politico viene d
  Pag. 172 4 La visione politica e il problema educativo La Repubblica: Il titolo originale dell’opera è Politéia che deriva da polis, la città-stato che all’epoca costituiva l’unità politica dell’organizzazione sociale della Grecia e significa letteralmente insieme dei cittadini, vita politica ma anche forma di governo . È un’opera importante, un dialogo in 10 libri, la cui tesi centrale è che l’uomo si realizza pienamente soltanto come cittadino, cioè come membro della propria città. Platone elabora un modello di stato ideale , utopico (nel senso che non esiste nella realtà, dal greco où =non e tòpos= luogo) ma rappresenta un paradigma di riferimento per i contemporanei e storicamente è alla base della filosofia politica occidentale .   Il modello dello stato ideale Seguendo la tripartizione dell’anima umana (mito del carro alato*) la società deve essere divisa in tre classi : 1.      Governanti (comandano); 2.      Guerrieri (difesa militare); 3.      Lavor