3- La fisica, Dio e l’anima

 

Come si può giustificare sul piano razionale l’esperienza della permanenza e del mutamento?

 

La fisica come scienza teoretica

Filosofia prima, fisica e matematica sono per Aristotele le scienze teoretiche.

La fisica aristotelica è qualitativa (si occupa delle proprietà delle sostanze) e finalistica (finalità nei processi dell’universo). Solo molto più tardi con Galileo (XVI-XVII sec.) la studio quantitativo della natura permetterà lo sviluppo della scienza moderna.

 

La teoria delle quattro cause

Aristotele spiega il divenire con le nozioni di atto e potenza: ciò si verifica a determinate condizioni e cause che vengono così definite:

1.     Causa materiale (p.es. il legno di una sedia)

2.     Causa formale (p.es. il progetto del falegname che fa la sedia)

3.     Causa efficiente la forza che genera un mutamento (p.es. il lavoro)

4.     Causa finale lo scopo (p.es. il guadagno o l’utilità – sedersi)

 

·      Processi naturali: tre cause sono unificate (p.es. il fiore è forma –causa formale-, si sviluppa da sé –causa efficiente-, ha lo scopo di riprodursi –causa finale-) e perciò le cause si riducono a due

·      Processi artificiali: le quattro cause sono disgiunte (v. sedia)

Visione finalistica di Aristotele: la forma coincide con la causa finale

 

L’ordine finalistico dell’universo

Aristotele ritiene che i fenomeni naturali non siano governati dal caso, ma che il fine sia inscritto nella natura stessa delle cose (p.es. i denti spuntano per tagliare il cibo –incisivi- e per frantumarlo –molari-). Si tratta di una prospettiva teleologica (ossia finalistica, tèlos=fine). A questa prospettiva si allacciano la teoria dei luoghi naturali e la teoria del movimento.

 

La teoria del movimento

4 tipi di movimento:

1.     Sostanziale: la sostanza si genera (Socrate nasce) e si corrompe (S. muore)

2.     Qualitativo: cambia la qualità (p.es. impallidire)

3.     Quantitativo: aumento o diminuzione (il bambino cresce = più alto)

4.     Locale: traslazione (spostamento) da un luogo a un altro

Dal movimento locale derivano i primi tre e si suddivide ulteriormente in:

1.     Movimento circolare attorno al centro del mondo

2.     Movimento dall’alto verso il centro

3.     Movimento dal centro verso l’alto

Le sostanze si muovono in base al peso: la terra e l’acqua dall’alto verso il centro del mondo; l’aria e il fuoco dal centro del mondo verso l’alto. Questi 4 elementi costituiscono le “sfere” sublunari cioè sotto il cielo della luna che rappresenta la prima sfera celeste. L’ultima sfera celeste è il cielo delle stelle fisse, limite estremo dell’universo (v. immagine pag. 253). Un elemento spostato dal suo luogo naturale tende a riportarsi nelle condizioni di partenza con il proprio movimento (es. il fuoco verso l’alto, un sasso nell’acqua verso il basso).

 

La visione del cosmo

Il cosmo di Aristotele ha influenzato la cultura occidentale fino alla rivoluzione scientifica del 1600 che lo ha smantellato.

È compatto e ordinato, senza spazi vuoti, ha la terra al proprio centro, è finito. Presenta un dualismo:

1.     Il mondo celeste, formato di etere, sostanza incorruttibile ingenerata e dotata di movimento circolare

2.     Il mondo terrestre, composto dei 4 elementi e dotato di movimento verticale (giù o su).

La vita dell’universo nel suo insieme è eterna, ma la vita umana è caratterizzata da nascita, maturazione, corruzione e morte, scandite dal trascorrere del tempo che Aristotele definisce come “la misura del divenire secondo il prima e il poi”.

L’anima registrando la trasformazione delle cose, misura il tempo.

 

Uno sguardo dall’esterno

L’universo aristotelico ci apparirebbe come una macchina perfettamente sferica, ordinata, ruotante, divisa in due parti:

1.     Parte interna, la terra con il processo di generazione e corruzione, scandito dal tempo

2.     Parte esterna, 55 sfere celesti, eteree ed eterne dotate di moto perpetuo circolare

Questa ipotesi di universo pone un problema teologico: esiste un principio primo che determina questo movimento e quest’ordine perfetto?

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