La concezione di
Dio
pag. 255
Per Aristotele Dio
è la sostanza immutabile ed eterna,
il principio supremo dell’universo e la spiegazione ultima del movimento e del cambiamento.
La visione del cosmo di Aristotele richiede necessariamente
una causa prima, eterna, immobile (non soggetta al mutamento), di assoluta “attualità”, che imprime
il primo movimento all’universo. Dio
= primo motore immobile.
Dio è sostanza pura,
non frammista a materia (la materia è potenza, Dio è atto puro). Attributo di questa sostanza
pura è l’attività dell’intelligenza: la
sostanza perfetta pensa la cosa più perfetta: Dio pensa sé stesso (è il pensiero del pensiero).
Dio come oggetto del desiderio
Dio causa il movimento
agendo come causa finale:
rappresenta il fine, l’oggetto di amore e di desiderio delle sfere celesti
(il desiderio di perfezione attira gli enti verso Dio ente perfetto e garante
dell’ordine dell’universo).
Non è un dio creatore (come nella religione
ebraico-cristiana), non è singolo (come nelle religioni monoteiste): per
Aristotele le divinità sono 55 come le sfere celesti e sono motori intelligenti
che muovono gli astri.
L’anima, principio
della vita
L’argomento viene trattato nella “fisica” in quanto è il
principio della vita immanente nelle
cose animate, strettamente legata al corpo, di cui rappresenta la causa formale, efficiente e finale.
3 funzioni dell’anima:
- Funzione vegetativa: i viventi si nutrono, crescono,
si riproducono, muoiono;
- Funzione sensitiva: animali e uomini provano sensazioni e desideri;
- Funzione intellettiva: gli uomini pensano, ragionano, parlano.
Queste funzioni sono in ordine gerarchico, dove il vertice è
il pensiero e la sapienza (sophìa),
la conoscenza fine a sé stessa a cui deve tendere l’uomo.
Dai sensi
all’intelletto
Per Aristotele tutta la conoscenza nasce dai sensi:
1.
Conoscenza sensibile: dai cinque sensi (udito, vista, gusto, odorato, tatto) + senso comune (coscienza e confronto di
questi sensi).
2.
Immaginazione: (immagini e riproduzioni mentali – phantàsmata). Quello che rimane in noi
delle impressioni sensoriali: ad essa si collega la memoria.
3.
Conoscenza intellettiva: dalle immagini si astrae la forma intelligibile ovvero il concetto universale (mi permette di
definire p.es. un cavallo confrontando l’immagine con altre immagini di animali
che ho memorizzato).
L’intelletto attivo e
l’intelletto passivo
Inizialmente l’intelletto
è passivo (è una forma che si
corrompe e muore), come un foglio
bianco (tabula rasa) su cui non
abbiamo ancora scritto nulla. È una forma in potenza,
su cui interviene l’intelletto attivo
(immortale ed eterno), che contiene già tutte le forme e i concetti
in atto, consentendogli di attualizzate la propria potenzialità
conoscitiva
La distinzione fra le due forme di intelletto ci riporta al dualismo
platonico, ma non viene ben chiarita da Aristotele. Diventerà fonte di dibattito
filosofico nel corso del Medioevo.
Commenti
Posta un commento