UNITÁ 3 –
Cartesio e la ricerca del fondamento
del sapere
I CONCETTI E LE DOMANDE
1. Dal dubbio metodico all’intuizione
del cogito:
esiste una certezza indubitabile su cui fondare la conoscenza?
2. Dio come garante dell’”evidenza”. Qual è il ruolo di Dio nell’ambito
della rifondazione del sapere?
3. La materia e il mondo fisico. Quali sono le caratteristiche
oggettive delle cose?
4. Il dualismo cartesiano e l’analisi
delle passioni. Qual
è il rapporto tra corpo e anima?
Il progetto cartesiano
“Padre della filosofia moderna” mette in dubbio l’intero
sistema delle conoscenze.
Il progetto: scoprire le reali possibilità della ragione
umana.
Il “dubbio” è il mezzo per sgomberare il terreno dalle
opinioni false accumulatesi nei secoli per raggiungere poche verità, chiare e
distinte, su cui fondare il nuovo edificio del sapere.
La formazione
Nasce nel 1596 a La Haye (Touraine, Francia), Studia nel
collegio gesuita di La Flèche (scienze, matematica, logica, grammatica,
metafisica, latino, ma si occupa anche di magia, astrologia, chiromanzia).
I viaggi: da La Flèche all’università di Poitiers (dottore in diritto)
all’esercito (ufficiale di alto grado), in Olanda, dove vive alcuni anni,
visita diversi paesi fra cui l’Italia, la Germania e infine la Svezia, chiamato
dalla regina Cristina, dove muore nel 1650.
Il periodo parigino e il trasferimento in Olanda
Vive a Parigi dal 1625 al 1628, dove studia problemi
scientifici e matematici (Diottrica – ricerche di ottica, Regole per
la guida dell’intelligenza).
Da 1629 al 1649 vive in Olanda (giovane repubblica laboriosa
e tollerante): pubblica le sue opere maggiori: Meditazioni metafisiche 1641
(viene accusato per queste di ateismo e scetticismo), i Principi di
filosofia 1644.
Gli ultimi anni
Dall’Olanda Cartesio ha relazioni epistolari con uomini di
cultura e autorità politiche di varie parti d’Europa. Negli ultimi anni aumenta
il suo interesse per i problemi etici (Le passioni dell’anima – analizza
le emozioni che l’anima prova per effetto dell’azione del corpo su di essa)
1649. Muore di polmonite nel 1650, pochi mesi dopo essersi trasferito a
Stoccolma.
Modi e forme della scrittura cartesiana
Cartesio oltre alla grandezza del pensiero filosofico, mostra
grande capacità di comunicazione. Pur conducendo una vita appartata ha
molteplici relazioni epistolari con personaggi di cultura e di potere. Usa il
francese nel Discorso sul metodo, con cui vuole raggiungere un pubblico
più vasto della ristretta cerchia dei dotti, mentre i Principi di filosofia,
classico trattato destinato alle università, è scritto in latino. Usa la forma
del dialogo (come già Galileo) ne La ricerca della verità mediante il lume
naturale e fa abbondante uso di metafore, seguendo il gusto barocco, ma
anche per rinnovare il linguaggio filosofico con immagini nuove.
1 – dal dubbio metodico all’intuizione del cogito
L’importanza della ragione
Nel Discorso sul metodo (sottotitolo: Per ben
condurre la propria ragione e cercare la verità nelle scienze) sostiene che
il buon senso è distribuito fra tutti gli uomini ma che la diversità delle
opinioni deriva dal fatto che i pensieri seguono vie diverse prendendo in
considerazione cose diverse.
Il problema del metodo
Nell’opera giovanile Regole per la guida dell’intelligenza
(1628) osserva che l’aritmetica e la geometria dispongono di un ottimo
metodo. Questo esempio permette di definire criteri utili per giungere alla
verità anche in altri ambiti e, in generale, nella filosofia. Dopo 10 anni nel Discorso
sul metodo enuncia le celebri regole del metodo:
Le quattro regole del metodo cartesiano
1. Regola dell’evidenza: chiarezza e distinzione sono
i contrassegni della verità. Un’idea (o una percezione) è chiara quando
è vivida e immediata (fa l’esempio del mal di denti); è distinta quando
è separata da ogni altra e definita in se stessa. (Condanna i giudizi
affrettati, le credenze e il principio di autorità)
2. Regola dell’analisi: dividere ogni problema nelle sue
parti elementari
3. Regola della sintesi: procedimento della conoscenza che
passa dagli oggetti più semplici a quelli più complessi.
4. Regola dell’enumerazione: fare sempre enumerazioni e
revisioni generali durante i processi di analisi e di sintesi, senza
tralasciare elementi o trascurare rapporti di interdipendenza.
Il metodo è essenziale per l’indagine scientifica, ma non
garantisce la certezza delle conoscenze, né la validità del sapere. Per questo
Cartesio propone quello che i critici hanno definito il “metodo del dubbio”.
Dubbio metodico e dubbio iperbolico
Il procedimento metodologico che ci permette di
accettare come vero solo ciò che si presenta evidente (chiaro e distinto),
consiste nell’applicare il dubbio in modo rigoroso (dubbio metodico).
Quattro anni dopo il Discorso sul metodo, nelle Meditazioni
metafisiche, Cartesio estende il tema del dubbio, mettendo in dubbio
l’intera realtà, a partire da quella sensibile (i sensi a volte ci
ingannano, p. es. un bastoncino immerso nell’acqua ci appare curvo, ma in
realtà non lo è). Alcune conoscenze semplici e chiare, p. es. in aritmetica
3+2=5 vanno considerate vere. Ma anche qui possiamo esercitare il dubbio:
supponiamo di essere stati creati da un genio maligno (invece che da un dio
saggio) che ci fa credere che 3+2=5, mentre non è così. Di conseguenza tutto
ciò che viene percepito e pensato è falso e ingannevole (dubbio universale,
iperbolico).
Il cogito
“Seconda meditazione”: la ricerca di un punto saldo (analogia con il punto di
appoggio di Archimede per sollevare il mondo). Cartesio dal dubbio universale
passa a individuare un’unica verità certa e indiscutibile: io penso e dunque
esisto (cogito, ergo sum).
Le critiche al cogito
Alcuni hanno criticato il cogito sostenendo che è un
sillogismo in cui manca la premessa maggiore (quindi Cartesio ricadrebbe
nell’aristotelismo che criticava):
1. Premessa maggiore: tutto ciò che
pensa esiste
2. Premessa minore: io penso
3. Conclusione: dunque, io esisto
Cartesio ribatte che il cogito è
un’intuizione, un’evidenza certa e inconfutabile che non ha bisogno di
premesse (“pensare” ed “essere”: due aspetti di un’unica esperienza
intuitiva).
Il soggetto come essere pensante
Dubbio – pensiero – esistenza: il quesito successivo che si
pone Cartesio è la natura di questa esistenza. La certezza che origina dal cogito
riguarda solo il pensiero (il dubitare, il negare, l’affermare, il
concepire l’immaginare, il sentire, il volere). Nasce così il “razionalismo”:
La verità del cogito che sconfigge il dubbio permette di riedificare
tutte le altre verità (esiste il pensiero, ma rimane in dubbio l’esistenza
del corpo, delle cose, del mondo).
LABORATORIO dei TESTI
1 Dal dubbio metodico all’intuizione del cogito
T1 L’importanza del metodo
Dal Discorso sul metodo
Secondo Cartesio tutti gli uomini sono dotati di “buon senso”
o ragione (la capacità di distinguere il vero dal falso).
Il metodo da lui seguito permette di aumentare la conoscenza
sia a lui (per quanto gli consente la durata della sua vita e il suo ingegno),
sia all’umanità intera.
Cartesio non si prefigge lo scopo di insegnare un metodo, ma
di proporre il suo, basato sulla sua esperienza personale, come modello in cui
gli uomini possano trovare esempi che possano liberamente imitare o scegliere
di non seguire. Cartesio riporta la sua esperienza: inizialmente pensa che con
lo studio delle lettere avrebbe acquisito una conoscenza chiara e sicura per la
vita, ma, terminati gli studi e facendo parte dei “dotti”, si trova sotto il
peso di dubbi ed errori. Gli piace la matematica (ragionamenti certi ed
evidenti) ma purtroppo viene applicata alle arti meccaniche, mentre altre
discipline non hanno basi così stabili: per esempio gli antichi pagani (gli
stoici) tengono in grande conto le virtù, ma non insegnano abbastanza a
conoscerle (palazzi superbi e magnifici, ma costruiti sulla sabbia e sul
fango).
Per quanto riguarda la filosofia, prodotta dai più grandi
pensatori, giunge alla conclusione che, essendoci su di una stessa cosa molte
diverse opinioni, delle quali solo una è vera, è pressochè falso tutto ciò che
è solo verosimile.
T2 Le quattro regole del metodo
Dal Discorso sul metodo
Le celebri 4 regole del metodo cartesiano (1637)
1. Non accogliere mai per vera nessuna
cosa che non conoscessi essere tale con evidenza (non avere nessun motivo da
metterla in dubbio)
2. Dividere ciascuna difficoltà in tante
piccole parti (regola dell’analisi)
3. Condurre i pensieri partendo dai più
semplici verso i più complessi, supponendo un ordine anche fra quelli che non
si succedono naturalmente (regola della sintesi)
4. Enumerazioni complete e generali
senza omissioni (controllo del processo conoscitivo)
Cartesio intende estendere il metodo matematico a tuti gli
ambiti disciplinari (rigore dimostrativo della conoscenza).
Nell’algebra e nella geometria Cartesio è riuscito ad
ottenere la soluzione di problemi difficili applicando le regole con rigore: il
metodo che insega a seguire il vero ordine dà certezza alle regole
dell’aritmetica.
T3 il dubbio “iperbolico”
Dalle Meditazioni metafisiche (1641)
Anche se i sensi ci danno l’impressione di accedere a un
sapere vero e sicuro, ci possono ingannare: il sogno, ad esempio, ci dà false
illusioni. È regola di prudenza non fidarsi mai interamente di quelli che
ci hanno una volta ingannato.
Tuttavia, sia i sogni, sia i quadri fatti dai pittori
rappresentano qualcosa di reale e di vero. La matematica e la geometria
trattano di cose che hanno qualcosa di certo e di indubitabile, senza
preoccuparsi se esistano o meno in natura: 3+2=5 e il quadrato ha sempre 4
lati. A questo punto Cartesio fa l’ipotesi al posto del vero Dio ci sia un genio
potente e ingannatore: tutto quello che percepisco sono illusioni e inganni:
non posso pervenire ad alcuna verità, ma posso almeno sospendere il giudizio e
il demone per potente e astuto che sia non potrà mai impormi nulla (“dubbio
iperbolico” che chiude la “prima meditazione”).
T4 Il cogito quale unica certezza indubitabile
Dalle Meditazioni metafisiche
Cartesio paragona il dubbio all’essere immerso in un’acqua
profonda dove non può né appoggiare i piedi, né nuotare. Si augura di trovare una sola cosa certa e
indubitabile come il punto fisso e immobile che chiedeva Archimede per
sollevare il mondo. Corpo, estensione, movimento, luogo, sono finzioni: unica
cosa vera è che nulla al mondo è certo. Ma l’aver pensato il dubbio è la prova
dell’esistenza: se il genio maligno mi inganna, io esisto: non saprà mai fare
che io non sia nulla, fino a che penserò di essere qualche cosa (cogito, ergo
sum).
Commenti
Posta un commento