I CONCETTI E LE DOMANDE

 

2 – Dio come garante dell’evidenza

(Qual è il ruolo di Dio nell’ambito della rifondazione del sapere?)

 

Le idee e la loro causa

Secondo Cartesio la verità del “io penso, dunque io sono” dipende dal fatto che io la intuisco come assolutamente chiara e distinta.

Anche le idee (oggetti del pensiero) che concepiamo chiare e distinte sono vere (ineriscono alla mente, non stanno, come per Platone, nell’iperuranio).

Distingue tre categorie di idee:

·      Idee avventizie: (lat. advenire=arrivare) provengono dall’esterno

·      Idee fattizie: costruite da noi stessi (p.es. cavallo alato)

·      Idee innate: né esterne, né prodotte da me (p. es. idee matematiche)

A questo punto Cartesio è certo delle idee ma non delle cose (il corpo, gli animali, gli oggetti, per non parlare delle qualità come colori, suoni, odori ecc., ancora più confusi) che potrebbero essere un inganno del genio maligno.

Per capire se alle idee corrisponde una realtà esterna bisogna ricercare la causa delle idee. Le idee avventizie in quanto imperfette potrebbero non corrispondere a oggetti reali e a maggior ragione le idee fattizie che esistono solo nella mente.

 

Il problema di Dio e della sua esistenza

Altro vale per le idee innate. Il fatto che l’uomo imperfetto abbia l’idea innata di un Dio perfetto (infinito, eterno, immutabile, indipendente, onnisciente, onnipotente) prova che Dio esiste come causa di quest’idea. (primo argomento)

Metafora del marchio di fabbricazione: Dio imprime nella nostra mente l’idea della sua esistenza, come l’artigiano pone il sigillo sulla propria opera.

Secondo argomento che prova l’esistenza di Dio: se l’uomo fosse causa di se stesso, si sarebbe dato tutte quelle perfezioni di cui ha idea.

Terzo argomento: l’assoluta perfezione implica l’esistenza, quindi se pensiamo a un Dio perfetto necessariamente esiste. (l’essenza di Dio non può essere separata dall’esistenza).

Questo terzo argomento viene definito “prova ontologica” ed è stato criticato già all’epoca di Cartesio da chi osservava che l’esistenza non può essere considerata una proprietà degli esseri (Cartesio ribatte che l’esistenza è necessaria per l’idea di un essere perfetto).

 

Dall’esistenza di Dio alla verità del mondo

Una volta stabilito che io esisto (cogito, ergo sum) e che Dio esiste, il sistema cartesiano può uscire dal solipsismo dell’autocoscienza soggettiva. Con la “Quarta Meditazione” Cartesio dimostra come la certezza dell’esistenza di Dio conduca alla conoscenza delle altre cose dell’universo:

·      Dio è buono: se fosse malvagio sarebbe imperfetto

·      Dio ci ha dato una capacità conoscitiva affidabile: quello che la ragione ci presenta come vero in modo chiaro e distinto deve ritenersi tale

·      L’errore deriva dalla volontà: l’esperienza mostra che esistono errori e falsità: non dipendono dall’intelletto che Dio ci ha donato, ma dalla volontà che è ampia e può trarre in inganno l’intelletto costringendolo a dare l’assenso a cose che non percepisce chiaramente e distintamente. Per evitare errori bisogna limitare il proprio giudizio alla sfera delle dimostrazioni matematiche e di quegli aspetti dell’universo fisico che possiamo conoscere in modo chiaro e distinto applicando le quattro regole del metodo.

 

La conoscenza del mondo fisico

Ora si può dare fiducia alla naturale inclinazione che ci spinge a credere all’esistenza di cose corporee da cui dipendono le idee avventizie, che possiedono il carattere chiaro ed evidente dell’estensione (lunghezza, larghezza, profondità, rappresentabili in forme matematiche precise).

Il ruolo di Dio nel sistema cartesiano: un circolo vizioso? (per provare l’esistenza di Dio dobbiamo fidarci del nostro intelletto, ma senza conoscere Dio non abbiamo garanzia di veridicità)

Cartesio sostiene:

1.     Primo criterio di verità è l’evidenza soggettiva del cogito

2.     Dio costituisce un criterio aggiuntivo oggettivo

3.     Dio gioca un ruolo fondamentale nell’elaborazione della scienza: è il supremo garante della facoltà conoscitiva e razionale dell’uomo che seguendo un rigoroso procedimento logico-deduttivo può procedere con sicurezza sulla via della conoscenza.

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